giovedì 27 ottobre 2016

"Mi tremava anche il sogno" #2

Torno con un post di certo non allegro, usando il titolo di una raccolta di disegni e pensieri scritti da bambini fabrianesi dopo il sisma del 1997.
In realtà il sogno non mi è tremato, contrariamente a due mesi, ero ben sveglia a studiare. Sarà che ero chiusa in casa, ma io i boati non li ho sentiti. La sedia che si muoveva, il lampadario che oscillava, mia madre che dalla soffitta mi chiamava... tutto reale.
E la seconda scossa peggiore della prima. Credevo non avrei chiuso occhio. Invece la realtà dei fatti mi ha smentita. Ovviamente il discorso del giorno in ufficio e ovunque era il terremoto.
Come poteva non esserlo? La scossa di questa mattina me la sono risparmiata perchè ero fuori ufficio, stavo camminando... ma anche ora che scrivo, ogni movimento che faccio e che fa muovere la sedia, mi fa pensare "Oddio, il terremoto!"Avrò girato lo sguardo verso il lampadario non meno di 5 volte nell'ultima mezz'ora.
Il figlio undicenne della mia collega non è voluto rimanere a dormire a casa. Era terrorizzato. Sono andati da una parente che vive a piano terra.
Altri hanno preparato una borsa con dei vestiti. La mia amica R. suggeriva di mettere pc, caricatore di emergenza e un paio di mutande nella borsa.
Non ho fatto niente di tutto ciò.
La speranza ora è solo una: che non si ripeta ancora. Che i vari allarmi lanciati di una prossima scossa all'ora X del giorno Y sono solo bufale buone per mettere ancora più in tensione le persone.
Per non parlare poi delle varie teorie sull'abbassamento della magnitudo e compagnia bella. E del safety check? Gente della mia città, a 150 km (ma in linea d'aria meno) dal sisma che dice che sta bene. Grazie al cavolo.
Io quel comando penso di non averlo attivato nemmeno a Parigi!
Concludo con un pensiero che ho trovato poco fa... e che rispecchia me e la mia regione... come ci rispecchia!
A presto.... con buone nuove... si spera!

"Il volto più vero delle Marche, anche se il meno appariscente, è quello di una regione di laboriosa e virile solitudine, abitata da gente avvezza a fare i conti con se stessa, a non ammettere niente di grande, niente di straordinario in nessun fatto e in nessun uomo; un popolo, dunque, che la pratica quotidiana del mare e dei campi ha reso taciturno, appartato, schivo alle facili aperture, e tuttavia più incline alla malinconia che alla tristezza, più all'interrogazione che all'angoscia.
Essere Marchigiani è un destino. Significa stare al mondo in modo tellurico e fantastico al tempo stesso. Aver sempre la necessità di scappare e sempre - sempre - patire la nostalgia ineludibile del ritorno. Significa avere la netta sensazione che la vita si svolga altrove, per poi scoprire che la si è persa in tutto ciò che si è lasciato.
Significa rimanere incommensurabilmente soli in un deserto così somigliante al paradiso da confondere gli angeli nel loro volo"


5 commenti:

  1. È un logorio di nervi continuo per tutti voi. Non sono solo le vittime reali il problema ma anche le vittime che continuano a vivere. Ti abbraccio.

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  2. Dove abiti? Io a Roma l'ho sentito di brutto (però abito ad un piano alto), non oso immaginare chi abita più vicino.
    il safety check di Fb è una roba oscena, ma mi sa che dobbiamo tenercelo!

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  3. Avendolo vissuto in prima persona e ora di riflesso (le sento tutte e fortissime...) posso immaginare il casino.
    E' uno stato in cui non vorrei mai più trovarmi.
    Un abbraccio!

    Moz-

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  4. Immagino quello che hai passato, e il tuo racconto lo spiega bene... infatti vorrei sapere oggi com'è stato... visto che giusto poche ore fa c'è stata un'altra fortissima scossa e io qui a Roma l'ho avvertita fortissimo, quindi immagino lì...

    dacci presto tue notizie, un abbraccio a te e ai tuoi cari

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