Io non so se, dopo venerdì 13 novembre, la storia prenderà un altro corso... se cambieremo i nostri modi di approcciarci ai fatti della vita, se si smuoverà effettivamente qualcosa a livello di politica internazionale... Non lo so, non mi sento assolutamente in grado di prevederlo, non sono una studiosa di queste materie o un'esperta di chissà che. Lavoro nel turismo ormai da più di sei anni, ma non riesco a ipotizzare gli scenari futuri della prossima estate. (chi dice, poi, che la prossima estate io lavori ancora nel turismo?)
Quello che so è che sono circondata da un grande affetto, una rete di amicizie o conoscenze che si è seriamente preoccupata per me nelle ultime 72 ore.
Venerdì scorso ero a Parigi.
Era la prima vacanza in solitaria che sostenevo, la prima volta che prendevo l'aereo da sola, la prima volta che usavo Airbnb, la prima volta di un sacco di altre cose.
Ero partita martedì scorso, rientro previsto per sabato sera. Volo di andata tranquillissimo, il mio host che mi viene a recuperare alla fermata della metro, ceniamo insieme, sistemazione e inizio della pianificazione delle successive giornate: musei da vedere, amici da andare a salutare, visite guidate che avrei dovuto seguire.
Lo ammetto, il primo giorno, causa cambio di programma all'ultimo (la cena dalla mia amica era rimandata al giorno dopo per malattia del figlio), ero un po' scoglionata... non sapevo bene come trascorrerla... ho perso un po' di tempo camminando forse invano... ma mi sono ripresa la sera con un ottimo panino con falafel al Marais! Poi è stato un susseguirsi di giri, di tre ore e mezza passate nel mio adorato Museo d'Orsay, Montparnasse, i magazzini La Fayette e infine la casa della mia amica, per una cena insieme!
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Il Museo d'Orsay |
Per venerdì 13 avevo in programma una visita guidata... sarà la deformazione lavorativa, ma avevo proprio voglia di conoscere la città oltre a quello descritto nella (pessima) guida che avevo comprato (mannaggia a non aver portato la Lonely Planet). Due bellissime ore trascorse con Marie e tre ragazzi tedeschi a girare Montmartre in lungo e in largo, a vedere la casa dove aveva vissuto Van Gogh, il Moulin de la Galette, a mangiare una baguette nella boulangerie migliore di Parigi e ad ammirare il Sacro Cuore!
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Il Moulin de la Galette |
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Il Sacro Cuore |
Ho continuato a camminare ancora tanto quel giorno, non mi rendo conto di quanti chilometri abbia percorso... Arrivata a sera ero esausta... Sono rientrata a casa verso le 20.20, una rapida consultazione col mio host, e decido di scendere al ristorante cinese-thailandese-vietnamita sotto casa per prendere una cena d'asporto.
Chiacchieriamo, non ho idea di cosa sto mangiando di preciso (ok, calamari, riso, ravioli al vapore, involtini primavera?), scherziamo, io ero stanca non sarei uscita, lui pure stanco, era indeciso... guardiamo la partita in tv, diamo un occhio ai tablet... poi, io ero nella mia stanza, mi chiama per dirmi che ci sono stati degli attentati, è uscita l'edizione straordinaria del telegiornale. Sono passate da poco le 22. Iniziano a trapelare i numeri dei morti, sono 12, in un posto che lui frequenta non troppo distante da dove stiamo noi (ma non mi dice quanto). Mando subito un messaggio a casa per dire che io sono al sicuro, non sono in giro (che mio fratello si era addormentato e abbia visto il messaggio dopo è un altro paio di maniche). Continuiamo a seguire le dirette, iniziano a sentirsi le sirene della polizia, delle ambulanze o di non so cosa. Andranno avanti fino all'1.30 sicuro.
Chiama un'amica del mio host, non può tornare al suo alloggio, avrebbe dormito lì a casa con noi. Continuiamo a seguire impietriti i tg, iniziano ad arrivare messaggi e chiamate dall'Italia. Poco prima della mezzanotte il video messaggio di Hollande e la notizia della chiusura delle frontiere. Il mio host si gira e mi fa: "Tu non parti". Abbiamo mantenuto il sangue freddo, trovato il numero del consolato italiano a Parigi, a mezzanotte e venti avevo l'assicurazione che le frontiere chiuse erano quelle extra-Schengen. Continuiamo a ricevere chiamate e messaggi dall'Italia, ma, verso l'1.40, decidiamo che è ora di provare a dormire. (Nel frattempo mi ero fatta mostrare i luoghi degli attentati su Google Maps: il più vicino a 2.9 km da dove ci trovavamo noi - non il Bataclan però - altri in un raggio di 5-6 km).
Nei giorni precedenti avevo sempre dormito benissimo... quella notte, se ho dormito 4 ore, è stato tanto! La sveglia mi dava fastidio, continuavo a sentire sirene e non capivo se erano vere o frutto della mia immaginazione, avevo freddo (la scorsa settimana Parigi era più calda dell'Italia, tornavo a casa sudata!). Sarei partita, ma come sarei arrivata al capolinea dei bus? Avevo tutta la città da attraversare!
Sulle conversazioni whatsapp i consigli e le ansie si sprecavano... per fortuna i miei amici più stretti mi tranquillizzavano, altrettanto non posso invece dire di quelli del corso di tedesco che mi hanno messo addosso un'agitazione incredibile...
Dopo essermi consultata sia con il mio host che con la mia amica di Parigi, ho deciso di muovermi con la metro; le linee che dovevo prendere io non erano quelle interessate dalla chiusura, anche se mi faceva strano rendermi conto che molte delle stazioni chiuse io le avevo passate non si sa quante volte i giorni precedenti...
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Sì, ho fatto la foto al sito della Ratp! |
Sulla metro gente ce n'era, un po' meno rispetto agli altri giorni, ma quello che mi ha impressionata è stato il silenzio: nessuno parlava, si leggevano i giornali, si ascoltava la musica o semplicemente si stava zitti.
E' stato poi tutto un incrociarsi di vite, di conoscenze, di parole scambiate con degli sconosciuti che condividevano lo stesso destino e la stessa ansia di non poter tornare in Italia: Francesca e la mamma, entrambe romane, con la ragazzina (avrà avuto 16 o 17 anni) spaventatissima, che mi hanno chiesto se potevano stare con me, che ostentavo una sicurezza che non so da dove tiravo fuori, poi, ancora Patrizia e Claudio, entrambi marchigiani, che mi hanno offerto un passaggio in auto dall'aeroporto di Bologna, Lorenzo e Stefano, bolognese il primo, pesarese il secondo, a Parigi per una mostra fotografica (non si conoscevano tra loro), compagni di chiacchiere sull'arte... ho lasciato Parigi alle 10.40 di sabato mattina, sono arrivata a Beauvais, sede del mio aeroporto, poco prima di mezzogiorno... e da lì 6 lunghe ore di attesa... Ogni volta che scattava un annuncio mi si gelava il sangue, credevo che non ci avrebbero fatti più partire... dopo tre volte ho capito che, ogni 15 minuti, ci sarebbe stato l'annuncio che invitava a non lasciare i bagagli abbandonati...
Poi è stato il tempo dei controlli, delle scarpe tolte, di tablet, borse e giacche nelle cassette passate alla macchina con i raggi X, di valige aperte per i vari controlli (tanto nella mia avevo solo vestiti, un paio di scarpe e un phon!), di attesa... quando finalmente è stata l'ora di salire sull'aereo, ho provato un senso di sollievo, ma anche di rabbia... rabbia per quello che avevano fatto a una delle mie città preferite, una di quelle in cui ho degli "angoli" che mi appartengono, dei luoghi in cui non posso fare a meno di andare ogni volta che sono nella capitale francese, la città in cui la mia amica si è costruita quel futuro che in Italia le è stato negato, la città della mia prima vacanza in solitaria... tornerò a Parigi, questo è poco ma sicuro, ma le domande che mi pongo sulla questione sicurezza sono tante...
Ho buttato giù queste righe di getto, non so se filano bene, il dono della sintesi non rientra decisamente nelle mie corde!